Zaffiro

La pietra blu dalle mille facce.

Etimologia del nome

Il suo nome deriva molto probabilmente dal greco "sappherios" (azzurro) di più antica etimologia sanscrita ("sauriratna"), "sappir" (la cosa più bella) in ebraico. Fino al XIII secolo, questo nome identificava il lapislazzulo. Se pensiamo agli zaffiri, forse, la prima immagine è quella dell'anello di fidanzamento di Lady D: un meraviglioso pezzo d'oro in oro bianco, con 14 diamanti e al centro un imponente zaffiro blu taglio ovale di 12 carati. Oggi brilla al dito di Kate Middleton, pegno d'amore del Principe William. Se non lo sapete, era anche una delle sue pietre preferite: il suo scrigno era ricco di gioielli tempestati di zaffiri blu e diamanti.

Esoterismo dello zaffiro

Le virtù prestate al lapislazzulo si trasferiscono a loro volta allo zaffiro; in particolare il potere di curare i mali dagli occhi che rievoca i lapislazzuli con il fard per le palpebre nell’antico Egitto. Quanto al vero zaffiro, è un talismano per i viaggiatori, protegge dalla peste e dalle ferite assicurando una vita gradevole. Allontana i fulmini e procura pace e prudenza al suo proprietario.




Proprietà fisiche dello zaffiro

È una varietà nobile monocristallina dell’ossido di alluminio (Al2O3), che costituisce il minerale di corindone, fortemente allocromatico e unica sostanza naturale di durezza 9 nella Scala di Mohs. Il centro dello zaffiro è il risultato della presenza simultanea di ferro e titanio che sostituisce un po’ di alluminio nella tela del corindone, si tratta di un fenomeno denominato vicarianza. Sono di colore tipicamente blu, ma esistono anche alcune varianti di altri colori, tuttavia, un eccesso di ferro comporta spesso un colore sottostante verdastro solitamente poco apprezzato. Gli indici di rifrazione e la densità aumentano con il tasso di ferro.

Composizione: Al2 (52,93%) O3 (47,07%)
Durezza: 9 (scala di Mohs)
Densità: 3,99-4,01 g/cm3
Indice di rifrazione: 1,757-1,779
Aspetto: Vetroso
Struttura: Trigonale (esagonale scalenoedrica)

Maggiori informazioni

Dove vengono estratti?

In alcune località gli zaffiri si estraggono direttamente dalla roccia in cui si sono formati (si trovano cioè in giacimenti primari), ma per la maggior parte vengono estratti da giacimenti secondari, cioè da depositi che si sono formati in seguito al trasporto ad opera di corsi d’acqua ed alla successiva deposizione del minerale. I corindoni si formano principalmente per segregazione magmatica da un fuso o per fenomeni di metamorfismo di contatto di rocce ricche in alluminio. Gli zaffiri storicamente più famosi provengono dalla regione del Kashmir. Si trovano in una remota zona situata a nord-est dell’India a circa 4500 metri di altitudine dove l’estrazione è limitata e resa complessa dalle difficoltà di accesso e dalle condizioni climatiche. La caratteristica principale che ha contribuito alla fama degli zaffiri del Kashmir, oltre al colore blu intenso, è l’aspetto vellutato delle pietre, caratterizzate da una leggera lattescenza dovuta ad un numero elevato di inclusioni finissime. Molto apprezzati sono anche gli zaffiri provenienti dal Myanmar (già Birmania), famosi per il colore intenso e omogeneo, e quelli provenienti da Sri Lanka. Lo zaffiro si rinviene anche in Australia (New South Wales e Queensland), Cambogia (Pailin), Cina, Colombia, Kenya, Laos, Madagascar, Tanzania, Tailandia, USA (Montana) e Vietnam. In Tailandia, importante centro per il commercio all’ingrosso di zaffiri naturali e trattati, è possibile acquistare zaffiri provenienti da tutto il mondo. È bene sapere inoltre che la scoperta di nuovi giacimenti comporta l’immissione sul mercato, senza alcun preavviso, di gemme da nuove origini. Molti degli zaffiri naturali e trattati provenienti da tutto il mondo sono commercializzati in Tailandia. È molto importante segnalare che la provenienza geografica di una gemma non è sinonimo di qualità. Da un giacimento possono essere estratte gemme meravigliose e altre di qualità bassa. È risaputo, ad esempio, che gli zaffiri estratti in Vietnam vengono talvolta portati di nascosto in Myanmar e lì venduti come gemme birmane per aumentarne il pregio.

Mappa interattiva ed elenco dei siti di estrazione


L'economia degli zaffiri

Colore/tipo            | Peso | Prezzo (USD)/ct
Blu 1ct+ 100-1500
Blu 2ct+ 300-3000
Rosa 1ct+ 150-800
Rosa 2ct+ 500-3000
Fantasia colorata 1ct+ 20-800
Fantasia colorata 2ct+ 70-2000
Non trattati 1ct+ 400-10000
Stella (non trattata) 1ct+ 30-800
Black Star 1ct+ 10-40
Blue Star 1ct+ 10-40

Cosa determina il prezzo di uno zaffiro? Con tutte le pietre preziose dobbiamo considerare le 4 C:

Colore (color)

Purezza (clarity)

Taglio (cut)

Caratura (carat)

Tranne in alcuni casi, in genere è il colore a determinare il prezzo. Qualunque sia il colore, dobbiamo valutare tre fattori importanti, la tonalità, il tono e la saturazione della pietra preziosa. La tonalità è il colore effettivo della gemma così come qualsiasi colore sottostante, il tono è il modo in cui appare chiara o scura la gemma e la saturazione è la vividezza o l'intensità del colore. Il secondo parametro di classificazione negli zaffiri è la chiarezza, questo si riferisce ai difetti o alle inclusioni trovate in una pietra preziosa. Generalmente più la pietra è chiara, più è preziosa. Gli zaffiri, come i loro illustri cugini Rubino e Smeraldo, difficilmente si trovano senza inclusioni, anzi lo zaffiro completamente impeccabile sarebbe sospettato di essere sintetico o pesantemente trattato. Alcune inclusioni negli zaffiri possono effettivamente migliorare la pietra preziosa, ad esempio alcuni zaffiri del Kashmir assumono un aspetto vellutato a causa di inclusioni simili alla seta che sono molto apprezzate. Inoltre abbiamo il taglio che determina come viene modellato o sfaccettato lo zaffiro dalla roccia grezza scavata dal terreno o dalla miniera. Il taglio di uno zaffiro incide sul prezzo, nel senso che un ottimo taglio esalterà la bellezza naturale delle gemme mentre un cattivo taglio può rovinare una bella pietra. Gli zaffiri sono tagliati per ridurre al minimo le inclusioni e massimizzare il colore e la lucentezza. Una gemma dai toni più chiari può essere tagliata più in profondità per darle più corpo mentre una pietra più scura può essere meno profonda per consentire a più luce di risplendere. Le forme più comuni sono ovali, rotonde, a cuscino e smeraldo, mentre gli zaffiri stellati sono tagliati a cabochon o a forma di cupola per mostrare al meglio il display a forma di stella. Qualunque sia il taglio scelto, i bordi dovrebbero essere simmetrici e uniformi e la parte superiore della pietra o del "tavolo" dovrebbe essere centrata ordinatamente. Quando giri e inclini la gemma, dovrebbe lampeggiare di colore e brillantezza Infine, la dimensione o il peso in carati della gemma. Gli zaffiri sono gemme rare e le pietre di dimensioni maggiori di oltre 5 carati sono ancora più rare. Uno zaffiro di alta qualità da 1-2 carati potrebbe essere venduto a circa $800-$1200 per carato, ma uno zaffiro da 3-4 carati avrebbe un prezzo molto più alto, $1600-$2000 per carato, a causa della rarità. Man mano che gli zaffiri diventano più grandi, il prezzo è quello che qualcuno è disposto a pagare!


Trattamenti

Più del 95% degli zaffiri oggi in commercio ha subìto almeno un processo migliorativo. Gli zaffiri possono essere sottoposti a diversi procedimenti per migliorarne il colore e la trasparenza, di conseguenza la corretta dichiarazione dei trattamenti a cui è stata sottoposta una gemma è indispensabile per una corretta classificazione del materiale. La maggior parte dei trattamenti a cui è sottoposto lo zaffiro hanno effetti stabili e duraturi. I procedimenti modificatori più utilizzati per gli zaffiri sono riscaldamento, riscaldamento con diffusione di elementi chimici estranei (termodiffusione), riempimento di fessure e cavità con vetro al piombo, tintura e ricopertura. A parità aspetto, una gemma che non ha subìto alcun tipo di trattamento è sicuramente più pregiata di una gemma in qualche modo modificata.

Riscaldamento: La colorazione di uno zaffiro può essere cambiata e/o migliorata per mezzo di riscaldamento in atmosfera controllata (ossidante o riducente). Di solito si cerca di intervenire per rendere il colore più scuro per le gemme troppo chiare e rendere più chiaro il colore troppo scuro. È inoltre importante eliminare le sfumature di colore indesiderate (verde e bruno). Mediante riscaldamento può essere migliorata anche trasparenza di una gemma, in quanto alcune inclusioni possono essere sensibili al trattamento termico ed essere rese meno visibili.

Riscaldamento con diffusione: Si tratta di un procedimento modificatore con apporto di elementi chimici, messo a punto e utilizzato su larga scala già a partire dai primi anni 80 del secolo scorso. Consiste nel riscaldare i corindoni, già sfaccettati, fino a temperature di 1900°C e oltre mentre si immettono elementi estranei nella gemma, che solitamente penetrano negli strati più superficiali, ottenendo un cambiamento sostanziale del colore. Il grado di penetrazione del colore indotto nel corindone può avere spessore da circa 0,004 mm a 0,4 mm e oltre: con spessore di 0,004 mm il colore è strettamente limitato all’andamento delle faccette ed è talmente sottile che una rilucidatura della gemma può asportare tutto lo strato colorato, quando lo spessore dello strato colorato raggiunge spessori di circa 0,4 mm si parla di “deep diffusion”. Le gemme più adatte a questo processo sono prive di fessure e presentano poche inclusioni e il risultato è un colore molto omogeneo e uniforme. Nella termodiffusione “classica” l’elemento cromoforo che viene immesso è il titanio, facilmente identificabile dagli esperti in quanto è sufficiente osservare la gemma al microscopio con particolari accorgimenti. Il riconoscimento è più difficile quando questo tipo di processo viene applicato ai cristalli di corindone (grezzi o preformati). Dopo l’anno 2000 è stato messo a punto un processo di termodiffusione con elementi leggeri e non cromofori, come il berillio. Inizialmente tale trattamento era utilizzato per i corindoni gialli e rosa arancio (padparadscia), mentre in seguito è stato applicato anche per ottenere zaffiri e rubini.


Zaffiri sintetici

La tecnica di fusione alla fiamma fu messa a punto dagli scienziati francesi Fremy e Verneuil per la produzione del rubino sintetico alla fine del XIX secolo. Lo zaffiro fu ottenuto diversi anni dopo perché gli scienziati non erano riusciti a ottenere una colorazione ottimale. Per ottenere lo zaffiro sintetico è necessario aggiungere piccole quantità di elementi cromofori (in questo caso ferro e titanio). Il metodo di sintesi permette di ottenere cristalli anche di grandi dimensioni a forma di bottiglia rovesciata (boule). Gli zaffiri sintetici prodotti con il metodo di fusione alla fiamma sono riconoscibili al microscopio, analogamente ai rubini, perché presentano caratteristiche interne molto tipiche: strie curve di accrescimento accompagnate talvolta da bolle di gas. Oltre al metodo di fusione alla fiamma, durante la prima metà del secolo scorso fu ripreso il metodo di sintesi di fusione con fondente, applicato diversi anni prima per la produzione delle primissime sintesi del rubino. Questo metodo consiste nel far fondere il materiale in un crogiolo di platino mediante l’impiego di sostanze in grado di abbassare il punto di fusione. Gli zaffiri prodotti con il metodo di fusione con fondente presentano caratteristiche fisiche pressoché identiche al corrispondente naturale e sono identificabili da un esperto solo mediante strumentazione gemmologica. Oltre a inclusioni di fondente, gli zaffiri prodotti con questo metodo possono presentare minute laminette esagonali o triangolari e zonature di colore. Zaffiri sintetici possono essere prodotti anche con altri metodi (ad es. metodo idrotermale). Queste sintesi presentano in molti casi caratteristiche difficilmente distinguibili dai corrispondenti naturali anche dagli esperti. Per l’identificazione certa è spesso necessario ricorrere a strumentazione avanzata.



Realizzato da: M. Sinitò, L. Distefano, M. Cantone, G. Taormina, A. Florio.

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