Belpasso

La città delle 100 sculture.

Chiesa Maria SS. della Guardia

Descrizione: la maestosa chiesa, completata nel 1791, si trova nella parte alta del paese, nel quartiere di Borrello, dove inizia la strada che porta sull'Etna. L'impianto planimetrico della chiesa si sviluppa seguendo la tipologia basilicale a tre navate. La navata centrale si conclude con l'altare dedicato alla Madonna della Guardia, che ospita la "cameretta" dove è custodita la preziosa statua della Madonna, realizzata nel 1710. La navata sinistra, invece, è conclusa dall'altare del SS. Sacramento. Una porta nella navata destra conduce al salone parrocchiale e alla sagrestia. La facciata, eccezion fatta per il campanile, denota delle caratteristiche architettoniche di gusto tardobarocco, particolarmente evidenti nella convessità delle forme, che ottengono una notevole carica di maestosità per la fabbrica, anche grazie al fatto che l'intero edificio è realizzato su un elevato podio collegato da una scalinata con la via sottostante. Il campanile è stato completato nel 1933 e sostituisce quello precedente, ricostruito a partire dal 1750. Lo stile architettonico del campanile è quello eclettico che, nonostante la differente epoca di realizzazione riesce ad integrarsi con la facciata tardobarocca. Le decorazioni degli interni sono state realizzate in diversi periodi, ma riescono ad ottenere un grado ottimale di omogeneità su cui prevale lo spirito eclettico degli inizi del Novecento, quando furono restaurate le decorazioni esistenti e completate quelle mancanti, soprattutto nelle navate. L'interno è scandito da un partito in stile composito, le cui membrature sono sottolineate da pregevoli dorature. Di gusto eclettico sono anche le pitture inserite nelle volte, realizzate su un mosaico di tessere dorate. Pregevoli, seppur non particolarmente antichi, risultano i dipinti che adornano gli altari laterali. La competizione tra i borghi delle terre di Malpasso, quelli che adesso invece costituiscono i diversi quartieri della moderna Belpasso, è sicuramente alla base della grandiosità del tempio dedicato alla Madonna della Guardia.

Composizione: l'interno delle mura è stato realizzato con blocchi di pietra lavica, mentre la facciata è stata costruita con blocchi di travertino (un tipo di roccia sedimentaria calcarea che viene estratto principalmente nel centro Italia), successivamente ricoperti con uno stucco di colore giallo (simile a quello del travertino) a causa della degradazione della pietra, che in alcune foto d'epoca appare "tarlata". All'interno invece prevale il marmo, usato negli altari, con diverse tipologie di marmo colorato, e nella pavimentazione.

Posizione: Borrello, piazza Stella Aragona.


Santuario Madonna della Roccia

Storia: la storia del Santuario Madonna della Roccia è affascinante e misteriosa, infatti dietro a questo magnifica struttura architettonica immersa nella natura, si celano segreti di natura religiosa. Infatti il santuario stesso nasce per via delle apparizioni della Madonna a Rosario Toscano, nel periodo tra l’11 Maggio del 1986 e l’1 Maggio 1988, queste avrebbero rivelato al giovane dieci segreti da poter rivelare solo in un momento opportuno. Ad oggi la struttura è utilizzata per scopi religiosi, infatti sono molti i devoti che si recano lì per pregare, e in alcuni periodi dell’anno vengono celebrate anche le liturgie. Inoltre, proprio per via della sua immersione nella natura, sono moltissimi i turisti che visitano il luogo facendo lunghe passeggiate a piedi o in bici seguendo i lunghi sentieri presenti.

Aspetto tecnico-scientifico: il progetto vero e proprio del Santuario è ancora nella fase di costruzione, infatti ad oggi troviamo solo una struttura che ospita la statua della Madonna. Ma comunque il luogo e adibito all’accoglienza di turisti e devoti. La struttura attuale fu costruita subito dopo la fine delle apparizioni, quindi nel 1986. Il progetto odierno viene proposto nel 2017 e presenta la costruzione di un grande santuario, in stile moderno, che però sarà strutturalmente composta da roccia lavica. Proprio la scelta di questa è caratterizzata dall’ambiente circostante, infatti lo stesso architetto, Ferdinando Garilli, ha dichiarato di non voler inquinare la bellezza dell’ambiente naturale e la spettacolare vista dell’Etna, del mare e della Piana di Catania; di conseguenza la sua idea è quella di creare una struttura che prenda spunto dal comportamento della lava etnea la quale crea fantastiche grotte e intercapedini, presenti anche nel sito del Santuario Madonna della Roccia. Inoltre, proprio le capacità portanti e la leggerezza della roccia lavica (dovuta alla porosità della roccia), permetteranno la realizzazione di una struttura “dinamica” e leggera, infatti il basalto “etneo” è anche conosciuto per la sua resistenza a ogni tipo di intemperia.

Posizione: Viale Regina della Pace, tra Belpasso e Nicolosi.


Belpasso: un museo a cielo aperto con opere d’arte in pietra lavica nelle strade e nelle piazze.

Sito del progetto

Passeggiare per le vie di Belpasso oggi vuol dire trovarsi in un gigantesco museo a cielo aperto, con decine di sculture in pietra lavica realizzate da artisti di fama internazionale, da giovani artisti emergenti e da maestri che hanno fatto la storia dell'artigianato locale. Le opere d’arte sono collocate lungo la maestosa strada principale, la Via Roma, che attraversa il cuore del centro storico e accarezza il barocco di Palazzo Bufali. Il percorso di visita, che si arricchisce anno dopo anno, abbraccia anche il Giardino Martoglio, disseminato di statue, e si estende in alcuni tratti di via Vittorio Emanuele e fino a piazza Stella Aragona, nel quartiere di Borrello.

Caratterizzare Belpasso con il brand "Città delle 100 Sculture”, con almeno 100 opere d’arte realizzate e posizionate nelle vie e nelle piazze, è l’obiettivo del progetto varato nel 2014 dall’amministrazione comunale Caputo. Alcune decine di opere d'arte sono già state disposte, nel corso del 2016, lungo le strade e sono visitabili liberamente dal pubblico in un affascinante e originale percorso scultoreo. Il progetto, tuttora in corso, è supportato dall'Accademia delle Belle Arti di Catania, insieme alla quale il Comune organizza più volte l'anno dei “Simposi” di Scultura dove gli artisti possono realizzare le opere che verranno in seguito posizionate negli spazi urbani secondo un disegno prestabilito.

L’Etna ha temprato il carattere di questa terra e di quanti abitano alle sue pendici, regalando al contempo terrore e paura alternati a un dono prezioso e millenario: la pietra lavica, apparentemente elemento inerte ma in realtà un prodotto unico al mondo, oggi utilizzato nei campi dell’edilizia e dell’architettura. Esiste ancora nel Terzo Millennio, soprattutto nella Sicilia orientale, il lavoro del cosiddetto “pirriaturi”, cioè do colui che si recava, e si reca tuttora, nelle cave di pietra, le “pirrere” appunto, per estrarre e lavorare i grossi e compatti blocchi di basalto.

Oggi, nonostante questo mestiere venga facilitato dalla esistenza di macchinari moderni e sofisticati (la pietra lavica viene estratta con l’ausilio di pale meccaniche e ruspe, fino a raggiungere strati profondi dove la lava è ancora più compatta, più dura e di colore più chiaro), il “pirriaturi” rimane comunque una attività molto faticosa, dalla quale però nascono prodotti finiti unici al mondo. Oggetti d’arte, complementi d’arredo, soluzioni innovative per interni ed esterni, per l’arredo urbano, per l’edilizia e l’architettura… fanno della pietra lavica a tutti gli effetti la grande risorsa della provincia di Catania, per la sua originalità, unicità e versatilità, nonostante la durezza e la crudezza con cui nasce. Un materiale resistente, al tempo stesso espressivo e decorativo, dalle ottime prestazioni fisiche e meccaniche.


"Santa Lucia"

L’opera fa parte di un progetto più ampio, che ha coinvolto artisti nazionali ed internazionali, con l’obiettivo di fare di Belpasso la città delle 100 sculture.

Pier Manuel Maria Cartalemi [Paternò, 1990]: sin da piccolo mostra interesse e attitudine per l’arte, in particolare per la scultura, assemblando materiali di diverso genere e dando spazio alla fantasia. Frequenta il Liceo Artistico Statale “Emilio Greco” di Catania. Nel corso dei suoi studi si arricchisce artisticamente e frequenta corsi di pittura ad olio, restauro ligneo, incisione ed immancabilmente di ceramica e vetrofusione. Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Artistica, prosegue i suoi studi presso l’Accademia di Belle Arti di Catania alla facoltà di Scultura. Partecipa a diverse mostre espositive ed estemporanee.

Descrizione artistica: la statua raffigura Santa Lucia (patrona del paese di Belpasso) e i suoi simboli uniti a quello dell'araba fenice, che rimanda alla storia della città. L’artista assecondando la forma primigenia del monolite lega indissolubilmente religiosità e mito nella materia, impreziosita da dettagli cromatici che conferiscono al gruppo scultoreo l’autorevolezza tipica del genere. Egli instaura un legame invisibile con la sua opera, un legame da cogliere come un delicato momento di riflessione personale sul divino, durante tutto l’atto creativo. Sotto lo sguardo acuto e vigile della Fenice - uccello sacro dal meraviglioso piumaggio, simbolo per antonomasia di morte e rinascita, nonché di eternità dello spirito - emerge austera Lucia, emblema di nuova verità e salvezza, la cui posa, umana e celestiale al contempo, esprime dignità, fierezza e consapevolezza di quanto vissuto e subito per il bene e la redenzione del suo popolo. Le ali della fenice, oltre ad accogliere e proteggere il corpo della giovane martire, sembrano assumere, nel loro sinuoso movimento, la forma di una fiamma, simbolo di luce e di grazia illuminante.

Composizione: è una scultura ricavata da un monoblocco lavico di tipo basaltico, molto comune nella zona. Grande perizia e minuziosa attenzione sono state necessarie nella definizione dell’abito dai toni bronzei e rosso-verdi, realizzato con la tecnica della pietra lavica ceramizzata, che a contatto con la luce regala all’osservatore particolari effetti chiaroscurali.

Posizione: Piazza Duomo, presso la chiesa dedicata alla Santa.


"Cerchi d'acqua"

Yoshin Ogata insiste su un concetto esistenziale della mitologia giapponese che concerne il genere umano e ogni forma vivente: quello dell’eterno ritorno, del ciclo vitale che egli rappresenta ricavando dalla pietra la forma dell’acqua attraverso l’idea della goccia che si amplia in cerchi concentrici e in linea trasversale.

Yoshin Ogata [Miyakonojo (Giappone), 1948]: espone le sue prime sculture al Shinseisaku-Kyoukai di Tokyo e nel 1970 si trasferisce a Londra dove studia al British Museum. Dopo un lungo viaggio attraverso l’Europa si reca negli Stati Uniti e in Messico. Nel 1971 arriva in Italia e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha realizzato sculture monumentali in Italia e all’estero ed ha partecipato a mostre, simposi, biennali a livello nazionale e internazionale. Ha affermato che "La pietra è la terra su cui camminiamo. È vivo, ci dà la vita e porta la nostra storia".

Descrizione artistica: la scultura, introdotta nel 2011, simboleggia un oggetto di accusa nei confronti di un altro artista locale, Matteo Stannini, fermo sostenitore della teoria “ambrosiana” che consiste nel ritenere vano l’intervento dell’uomo nelle azioni circoscritte alla tutela ambientale, considerata la situazione in cui verte in nostro mondo, non sarà la mano umana a sollevare la situazione. Ogata nella sua rappresentazione intende evidenziare come ogni evento sia una parte di un tutto e ne concerne come l’uomo debba mostrare attenzione e rispetto nei confronti di una realtà che potrebbe distruggersi da un momento all’altro.

Composizione: l’opera è composta, in massima parte, da rocce di origine magmatica, prelevata alle pendici del monte Asama (Giappone) a seguito di una violenta eruzione del 2010, che causò la distruzione di molti centri abitati. La parte più interna della struttura è determinata da sostanze amorfe anche se, inizialmente, l’artista volle inserire anche alabastro per conferire un colore più distinto ed accentuare meglio la profondità dell’opera stessa.

Posizione: Via II Retta Levante, dietro la chiesa di Cristo Re.


"Storia raccontata"

Sarah Atzeni [Pietrasanta, 1985]: diplomata presso l’Istituto statale d’Arte e l’Accademia delle Belle Arti a Carrara, ha partecipato a numerose mostre, eventi e simposi internazionali soprattutto in Italia, Spagna e Germania.

Descrizione artistica: l’opera rievoca un suo libro di pietra rappresentando una storia millenaria fatta di stratificazioni culturali e di civiltà che si sono intrecciate e che hanno dato varie identità al nostro territorio. La conoscenza della Storia si “legge” tra le pagine orizzontali e verticali, restituite da una materia che gioca sulle zone lisce e ruvide del tempo.

Composizione: l’intera scultura è realizzata in basalto: ovvero una roccia di origine magmatica effusiva prelevata alle pendici dell’Etna. L’utilizzo della stessa rievoca, nella parte centrale, l’assimilazione del vulcano, riproducendo l’immagine della lava che scende fino alla parte più bassa della montagna durante processo di solidificazione.

Posizione: Via Roma, presso il palazzo Bufali.


"Fire"

Alexander Rane [New York City, 1986]: laureato in belle arti ha poi studiato all'Accademia delle Belle Arti di Carrara per 2 anni. La maggior parte delle sue sculture si concentrano sull’interazione tra arte e religione. Trae ispirazione dai grandi artisti del rinascimento.

Descrizione artistica: la scultura raffigura uno dei quattro fondamentali elementi della natura in un tributo al fuoco come fonte di energia, di forza e di purificazione. Nella superficie scultorea si evidenzia il continuo rapporto di parti levigate e parti ruvide, quest’ultime rafforzate da solchi che seguono armoniosamente la sinuosità della grande fiamma che tutto illumina, tutto distrugge, tutto ricrea.

Composizione: la struttura, composta principalmente da roccia magmatica, si mostra alleggerita all’interno data la presenza di sostanze vetrose e di composizione umana che, nei mesi estivi, in particolare in occasione del solstizio d’estate, permette la creazione di un riflesso bi-colore che rispecchia la composizione vetrosa.

Posizione: Via Roma, vicino alla chiesa di Sant'Antonio.


"Terra madre"

Manfred Reinhart [Germania, 1964]: studia scultura all'Accademia di Belle Arti di Carrara dal prof. Pier Giorgio Balocchi. Numerose sono le esposizioni presso gallerie, musei e istituti di cultura, i lavori su commissione e i simposi in Germania e all’estero. Tra questi: Simposio internazionale di scultura a Nanto/Vicenza, Simposio internazionale di scultura a Sozopol/Bulgaria, Simposio internazionale di scultura a Wunsiedel.

Descrizione artistica: dal blocco di pietra una forma umana si libera. L’artista dalla terra madre fa emergere un busto il cui braccio, però, è tenuto da una mano. Il contrasto tra la plasticità e la parte non lavorata richiama non soltanto un piacere visivo e tattile ma stimola un pensiero critico sulla libertà di pensare, esprimersi e di agire. Infatti proprio come il braccio emerge dalla roccia la lava si libera dalla terra producendo, in seguito ad una veloce solidificazione, il materiale costituente della scultura, il basalto nero dell’Etna. Non a caso l’opera è situata al centro della scalinata che porta al Municipio di Belpasso, indicando come la stessa città è fondata sulla rinascita, sia dal punto di vista sociale che dal punto di vista territoriale, infatti il paese è situato su intere lande di pietra lavica, che avevano ricoperto il verde precedentemente presente, il paese di conseguenza si pone come obbiettivo quello di riutilizzare la materia eruttiva etnea per ridare agio al territorio belpassese, facendo rinascere dalla roccia una nuova vita.

Posizione: Giardini Martoglio (villa comunale).


"Il potere di Asclepio"

Karin van Ommeren [Paesi Bassi, 1955]: dal 1978 al 1982 ha frequentato l'Istituto Hoger Sint Lukas a Bruxelles, in Belgio, e l'Accademia di Belle Arti Anderlecht a Bruxelles, in Belgio, specializzandosi in scultura su pietra. Dal 1984 al 1990 ha insegnato scultura in pietra ad Amsterdam e Haarlem, nei Paesi Bassi. Ha partecipato a numerosi simposi internazionali. Karin attualmente lavora e vive sia nei Paesi Bassi che in Italia.

Descrizione artistica: il serpente di Asclepio è dedicato a tutti i medici e agli operatori sanitari che sono stati in prima linea durante la pandemia: tra questi ricordiamo il dott. Vasta, il primo medico morto per mano del virus in Sicilia. Si narra che il bastone di Asclepio fosse in grado di guarire da tutte le malattie ecco perché questa statua rappresenta anche un messaggio di speranza in questo periodo storico molto particolare.

Composizione: è una scultura realizzata a partire da un blocco di pietra lavica, che rappresenta ancora una volta l'utilità e la belezza dell'oro nero dell'Etna, che da un materiale duro e statico assume una forma fluida e dinamica.

Posizione: Piazza Duomo.


"Omaggio a Polifemo"

Un intreccio fitto di fasce avvolge una struttura che si impone come fosse un monolite dal quale, nell’estremità superiore, affiora una forma oculare che sembra tutto osservi, tutto controlli. Una forma totemica e mitologica, quella di Cagdas Sari che evoca simboli e archetipi propiziatori, di un passato remoto che si rinnova per mezzo di una sensibilità dell’oggi.

Sari Çağdaş [Ankara (Turchia), 1980]: ha studiato in Turchia e si è trasferito in Italia per seguire l'Accademia di Belle Arti di Carrara e specializzarsi in scultura in marmo. Ancora vive e lavora a Carrara e partecipa ad eventi artistici in Italia e Europa.

Descrizione artistica: l’opera riassume tutti i concetti dell’epica classica ponendo al centro dell’immagine la figura stilizzata di Polifemo, ciclope riportato da Omero nell’Odissea, accentuandone la caratteristica connotativa che lo contraddistingue: l’occhio. Al di là di quel che sembra, la scultura si presenta compatta e di piccole dimensioni; la scelta dell’artista non è tuttavia casuale: si tratta di un espediente per accentuare come un personaggio maestoso e imponente in realtà sia anch’esso soggetto all’umanità e quindi costretto a nascondersi dalle intemperie del tempo cui resta visibile solo l’occhio che simboleggia il voler andare oltre le cose senza fermarsi all’apparenza.

Composizione: la scultura si presenta costituita da rocce di origine sedimentaria: a primo impatto apparirebbe una scelta bizzarra data come si presenta all’esterno, tuttavia la scelta deriva da una storia conosciuta dall’artista: una donna raccontava di essersi trovata presso un fiume e, mentre discuteva con gli amici, si imbattè in questa pietra sedimentaria che definì “un tripudio di meraviglia” poiché la stratificazione di questa porta alla comparsa di diversi minerali che, riflettendo la luce del sole, divenivano un riflesso dei colori del mare. Da qui l’idea di riprendere questa roccia ed utilizzarla per scolpire un’opera dedicata ai mostri marini. Composta internamente di rocce sedimentarie, l’esterno appare rivestito da un sottile strato di marmo, che conferisce maggiore omogeneità e conduce l’occhio dello spettatore a soffermarsi sul fulcro dell’opera: la pupilla.

Posizione: Giardini Martoglio (villa comunale).


Realizzato da: M. Sinitò, L. Distefano, M. Cantone, G. Taormina, A. Florio.

Source of this site by MattSini912